Se tra coniugi è dovere sostenersi economicamente a vicenda, ciò è talvolta una necessità, e può diventare persino motivo di un indebitamento purtroppo comune ad entrambi.
E’ quanto è successo a due nostri clienti che, per la loro riservatezza, chiameremo con dei nomi di fantasia, Sandro e Lucia.
Inizialmente, il loro unico debito era rappresentato dal mutuo acceso per l’acquisto e la ristrutturazione dell’abitazione. Entrambi da tempo dipendenti, per anni non ebbero problemi a sostenerne la rata, finché l’azienda per cui Sandro lavorava non cessò l’attività.
Inquadriamo la vicenda
Nel tentativo di garantirsi un reddito stabile attraverso vari lavori occasionali, decise di rinnovare la sua vita professionale intraprendendo un’attività commerciale. Nel 2016, acquisì una tabaccheria a Milano dopo attenta riflessione e consulenze specializzate. Questa scelta fu ponderata con cura, poiché aspirava a creare non solo un investimento personale, ma anche una prospettiva di lavoro futura per i suoi figli.
Quindi, con l’aiuto economico della moglie, che si rese intestataria dei finanziamenti occorrenti per l’acquisto della licenza e per tutte le spese connesse all’avvio dell’esercizio, Sandro si mise in proprio.
Ma, nell’arco di pochi mesi, egli si rese subito conto di quanto i margini non fossero affatto quelli a lui prospettati, per cui ben presto, al fine di contenere le perdite, si risolse a chiudere la tabaccheria.
Come se non bastasse, in quel periodo a Lucia venne diagnosticato un tumore, sicché il suo stipendio, in quel momento l’unica fonte di reddito certo della famiglia, subì una forte decurtazione, per via dei prolungati periodi di malattia cui fu costretta. A nulla valse chiedere un finanziamento contro cessione del quinto dello stipendio, a nulla i tentativi di Sandro di trovare una nuova occupazione: non riuscirono più a far fronte a tutte le spese e, soprattutto, alla rata del mutuo.
Fu così che, inevitabilmente, la loro casa venne messa all’asta. Rischiavano di perdere tutto, e rimanere con oltre 190.000 euro di debiti, entrambi in una situazione di grave e irreversibile sovraindebitamento.
La situazione dei nostri clienti
Quando Sandro e Lucia hanno chiesto aiuto alla nostra azienda, la loro era una situazione a dir poco critica: per quanto uno dei loro due figli si fosse reso economicamente autonomo, ancora dovevano mantenere l’altro, che aveva invece difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro.
In una situazione analoga si trovava Sandro, il quale alternava contratti di breve durata a periodi di disoccupazione.
Il sostentamento della famiglia era, insomma, per lo più basato sullo stipendio di Lucia, circa 1.600 euro mensili che, forse, sarebbero bastati, se non fosse stato anche gravato dalla rata della cessione del quinto.
Inoltre, l’incombente vendita all’asta della casa non avrebbe neppure del tutto soddisfatto il creditore ipotecario, per cui con l’aggiudicazione non si sarebbe affatto risolta la loro situazione debitoria… Anzi, c’era il concreto rischio di un pignoramento di un ulteriore quinto della busta paga di Lucia, che li avrebbe mandati ancor più in difficoltà.
E così sarebbe di certo successo, se non avessero per tempo deciso di risolvere la propria situazione presentando una procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento.
La soluzione di Piano Debiti: il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza
La soluzione, insomma, è stata quella di avvalersi di una legge che, ormai da anni, permette a chiunque si trovi in una situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte e il proprio patrimonio prontamente liquidabile di uscirne una volta per tutte, mettendo a disposizione quanto effettivamente è nelle sue possibilità.
Chi ha debiti risalenti a un’attività imprenditoriale, può presentare ad esempio una procedura di liquidazione controllata del proprio patrimonio. In altre parole, può chiedere al tribunale che venga nominato un liquidatore che, per tre anni, si occupi di distribuire ai creditori quanto ricavabile dal suo patrimonio e dalle quote di reddito eccedenti il suo fabbisogno famigliare. Così, con una procedura di durata contenuta, e senza sacrificare le proprie necessità di vita, è quindi concessa l’esdebitazione, ossia nulla è più dovuto verso i creditori eventualmente insoddisfatti.
Si trattava, insomma, della soluzione ideale anche per i nostri clienti e che, con il nostro supporto, sono riusciti a percorrere, presentando in tempo apposita domanda presso il tribunale competente. Se cerchi informazioni puntuali sulla liquidazione controllata, puoi consultare la nostra guida https://pianodebiti.it/liquidazione-controllata-del-sovraindebitato/
Liberarsi dai debiti con la liquidazione controllata
Il tribunale di Lodi, verificata la sussistenza dei presupposti indicati, ha così dichiarato l’apertura di una procedura famigliare di liquidazione controllata.
In questo modo, con quanto verrà ricavato dalla vendita all’asta del loro immobile, Sandro e Lucia potranno liberarsi da tutti i loro debiti, oltre alle eventuali quote dei loro redditi che, nei successivi tre anni, dovessero andare a percepire, al netto di quanto necessitano mantenere per il sostentamento della propria famiglia – importo che il giudice, come da richiesta, ha confermato nel loro caso esser pari a non meno di 1.429 euro mensili.
Così, senza più trattenute sullo stipendio, né preoccupazioni di possibili azioni da parte dei creditori, i nostri clienti sono già tornati a vivere più sereni, e lo saranno ancora di più quando, al termine della procedura, verrà loro concessa di diritto l’esdebitazione.
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