Quando si svolge un’attività imprenditoriale che, però, non porta ai risultati sperati, proprio malgrado ci si può anche ritrovare sommersi di debiti da cui non si riesce più ad uscire, neppure cessando la propria attività.
E’ una situazione drammatica che accomuna molti dei nostri clienti, tra cui recentemente anche Nicola -nome di fantasia-, in passato titolare di una tabaccheria.
Nicola, grazie al suo spirito d’iniziativa e al supporto della famiglia, aveva aperto sin da giovane una sua partita Iva, acquistato licenza per la rivendita dei tabacchi e avviato un proprio esercizio. Ciò però gli comportò anche un notevole investimento economico che, in difetto di liquidità, si fece finanziare da un istituto di credito, con un prestito e un fido di cassa.
Nel corso degli anni successivi, tuttavia, la tabaccheria non riscosse guadagni significativi, sicché iniziò ad andare in crisi nel momento in cui, a causa di alcuni ritardi nei pagamenti RID Lottomatica, a Nicola venne sospesa la licenza. Per alcuni mesi fu costretto a tener chiuso e, senza flussi di cassa costanti, entrò in affanno sia con le rate della banca, sia con le scadenze fiscali. Nel tentativo di correre ai ripari, si adoperò affinché la sua licenza venisse riscattata dalla sorella, che già lo coadiuvava, ma purtroppo non fu sufficiente: nel 2014, a fronte di perdite che non accennavano a diminuire, si risolse a chiudere la propria partita Iva e a cercare lavoro come dipendente.
Ma, per quanto Nicola desiderasse ripartire da zero, i debiti accumulati sino a quel momento glielo impedivano: tra impegni finanziari e imposte non pagate, aveva sulle spalle oltre 365.000 euro in cui non sapeva proprio come rientrare, e che lo ponevano a tutti gli effetti in una condizione di grave sovraindebitamento.
La situazione del nostro cliente
I troppi debiti di Nicola erano ovviamente motivo di forte preoccupazione non solo per lui, ma anche per tutta la sua famiglia.
Il nostro cliente, infatti, dal 2020 era stato assunto finalmente a tempo indeterminato, ma con uno stipendio modesto, di circa 1.250 euro al mese, con cui doveva anche contribuire al mantenimento della figlia, avuta da una precedente relazione.
Al fine di contenere le spese, era quindi tornato a vivere a casa dei genitori: i debiti gli rendevano pressoché impossibile vivere in autonomia. Ma, ben presto, la sua situazione si aggravò ancor di più con l’arrivo di un pignoramento in busta paga, poiché così rischiava di non poter nemmeno provvedere regolarmente alle necessità sue e della sua bambina.
Eppure, Nicola non si lasciò prendere dallo sconforto e, sostenuto dal padre nella ricerca di una soluzione, ha infine trovato una possibile via d’uscita, attraverso l’accesso ad una procedura di risoluzione delle crisi da sovraindebitamento.
La soluzione di Piano Debiti: il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza
La legge, infatti, da alcuni anni permette a tutti, compreso chi è consumatore, piccolo imprenditore o ex p. iva, di accedere a una procedura che consenta, a determinate condizioni, di uscire una volta per tutte da situazioni di crisi economica o insolvenza.
Nello specifico, analizzata nel dettaglio la situazione economica e patrimoniale del nostro cliente, la proposta è stata quella di una procedura di liquidazione controllata: una volta verificato che c’erano tutti i presupposti per poterla presentare, non avendo immobili o altri beni di valore, per tre anni Nicola dovrà solo corrispondere ai creditori una parte dei suoi guadagni, dopo di che sarà per sempre libero da ogni loro pretesa!
Infatti, la normativa contempera le ragioni dei creditori a soddisfarsi sul patrimonio del debitore con il diritto della persona a vivere in maniera dignitosa, per cui sì, se vuole esdebitarsi dovrà metter loro a disposizione quanto è nelle sue possibilità, ma non oltre, non al punto da dover vivere nel frattempo al di sotto della soglia di povertà.
Con il nostro supporto, Nicola ha quindi presentato istanza per chiedere l’apertura della procedura, dettagliando e motivando anche perché fosse più che ragionevole, nel suo caso, poter conservare non meno di 950 euro al mese, tra spese proprie e quelle necessarie al mantenimento della figlia.
Liberarsi dai debiti con la liquidazione controllata
La bontà della proposta avanzata è stata confermata sia dall’attestazione dell’O.C.C., che ha relazionato al tribunale sulla sua completezza e attendibilità, sia dai giudici stessi: con provvedimento di omologa della liquidazione controllata, il Tribunale di Torino non solo ha disposto l’apertura della procedura, ma ha anche confermato il diritto di Nicola a conservare la somma indicata come mensilmente a lui necessaria, essendo peraltro in linea e anzi inferiore alla spesa mediana rilevata dall’Istat per una persona con una situazione famigliare analoga alla sua.
Non solo, con il provvedimento è stato anche vietato ai creditori di iniziare o proseguire azioni esecutive, e quindi ordinata la sospensione immediata del pignoramento in corso sulla busta paga del nostro cliente. Puoi trovare informazioni dettagliate sulla liquidazione controllata, nella nostra guida https://pianodebiti.it/liquidazione-controllata-del-sovraindebitato/
E’ bastata la notizia per rendere Nicola subito più sereno: con la prospettiva di dover solo versare ai creditori una rata sostenibile e solo per tre anni, e di poter poi dire per sempre addio all’incubo dei suoi debiti, è già tornato a vivere con un cuore più leggero!
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